giovedì 21 gennaio 2010

senza titolo

è dolce, molto dolce, qualcuno mi ha detto che è velenoso, il mio. Si sbagliava di grosso e mentre lo butto giù ho la sicurezza di sapere quel cazzo che dico. Mi tocco l’incisivo, balla, ma è su, è ancora attaccato. Rido. Che cazzo pensavi di fare, eh, stronzetto? Colpisci, colpisci ancora, dai, fallo. Incasso, barcollo, mi cedono anche le gambe e mi ritrovo con un ginocchio che posa a terra ma non mi hai fatto un fottuto cazzo di niente. Picchia, picchia più duro se ci riesci frocetto, tanto non ti serve a un cazzo. Sputo a terra un fiotto di sangue, mi passo la lingua sul labbro spaccato, lo tocco, gonfio. Pulsa. Pulsa anche il mio cuore pezzo di merda, puoi picchiare quanto vuoi, puoi lasciarmi a terra, ma mi rialzo, sempre e per sempre più forte di prima. Le ferite aiutano a fortificarti nel corpo e nella mente. Se vuoi fermarmi, devi ammazzarmi, strappami il cuore dal petto brutto figlio di una cagna, altrimenti risorgo. Fallo. Fallo finché sei ancora in tempo.